Segnaliamo questa interessante intervista alla direttrice del Dipartimento Serena Forlati, pubblicata da La Nuova Ferrara. Si discute delle novità del Dipartimento e di cosa significhi oggi studiare giurisprudenza: tra sfide e opportunità da cogliere, a partire dalle possibilità offerte dall'internazionalizzazione.
Serena Forlati, direttrice di Giurisprudenza, spiega le nuove opportunità offerte dal Dipartimento
«Chi studia legge sia ambizioso e l'esperienza all'estero conta»
Laureata in Giurisprudenza a Firenze nel 1992, master in Studi europei approfonditi a Bruges (1994), nel 1998 dottorato di ricerca in Diritto internazionale alla "Sapienza" di Roma. Dal 2002 al 2007 ricercatrice di Unife, poi associata e ordinaria. Infine direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza dall'1 novembre 2021. Da cinque mesi la direttrice Serena Forlati guida il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Ferrara mentre l'ateneo vive una fase di forte espansione, emergenze come la pandemia continuano a mettere alla provala didattica tradizionale e, più in generale, il mondo che si muove attorno ad alcune professioni classiche, come l'avvocatura, si trova a confrontarsi con nuovi bisogni ed esigenze di cambiamento.
Unife ha raggiunto la soglia di 27mila iscritti collocandosi tra i grandi atenei italiani. Com'è la situazione a Giurisprudenza? «Teniamo i nostri numeri, abbiamo circa 2mila iscritti, dai quali abbiamo ricevuto giudizi lusinghieri nelle valutazioni espresse sui corsi di studio. Intendiamo proseguire su questa strada. Oggi riteniamo importante il rientro degli studenti in presenza e favorire l'orientamento rispetto a tutte le attività didattiche».
Avete introdotto il nuovo corso triennale di Scienze Giuridiche della Sicurezza e della Prevenzione con insegnamenti che sembrano molto vicini ai problemi che si riscontrano nella vita quotidiana della comunità. «In effetti il corso approfondisce temi inerenti la sicurezza urbana, ma gli studi coprono un ambito molto più ampio. Gli indirizzi sono tre: Polizia, indagini e servizi alla giustizia; Prevenzione e gestione dei rischi di impresa; Sicurezza sul lavoro, ambientale e dei prodotti. Al primo anno si sono iscritte oltre 200 matricole, un dato più che incoraggiante. Questo percorso è stato anche agganciato ad interessanti opportunità al momento dell'uscita, come i tirocini in enti e aziende. Il 27 aprile abbiamo programmato l'Open Day dedicato specificamente a questo corso di studi».
Quali sbocchi professionali si aprono con la laurea triennale? «Dai servizi per la giustizia nell'Ufficio del processo, all'accesso ai concorsi banditi per le cancellerie dei tribunali, alle attività di mediazione delle controversie, agli incarichi nelle compagnie di assicurazione. Con la magistrale, alla carriera nel notariato, nella magistratura e nell'avvocatura si affiancano le opportunità nel mondo del giornalismo, nelle società di Audit, nelle multinazionali, nel no profit, fino alla collaborazione con organizzazioni governative o non governative internazionali».
Da qualche anno negli studi legali si avverte un'aria di crisi: meno opportunità di lavoro, meno possibilità di fare carriera. «Il risultato è stato un calo degli iscritti ma oggi la situazione si sta modificando: c'è meno concorrenza ed esistono casi di studi legali che faticano a trovare tirocinanti. In passato il gran numero di laureati in giurisprudenza ha saturato il mercato, una situazione che ha generato frustrazione soprattutto in chi si è laureato fuori corso o con risultati mediocri. Oggi chi si iscrive per seguire i corsi di questo dipartimento può accedere a diverse opportunità ma la sua preparazione deve essere indirizzata verso ambiti specifici e appetiti. I grossi studi cercano laureati capaci, viene richiesta la conoscenza delle lingue, a partire da quella inglese, ma si stanno aprendo canali che portano anche verso l'Est e la Cina. Avere esperienze di scambio come Erasmus, all'estero, può agevolare l'inserimento in realtà internazionali. E in effetti la laurea quinquennale si sta muovendo verso la creazione di percorsi più personalizzati, con esami opzionali, in modo da poter meglio soddisfare anche gli interessi dello studente. Si va, in definitiva, verso l'internazionalizzazione del percorso. Ma chi intende valorizzare i suoi studi deve anche puntare all'eccellenza, non deve accontentarsi».
Le lingue. L'Italia sembra più indietro rispetto ad altri Paesi. «Non si può più prescindere da questa scelta, ad iniziare dall'inglese, ma ci sono anche il francese e lo spagnolo. È consigliata l'esperienza all'estero, per chi non ha la possibilità di intraprenderla ci sono in Italia e a Ferrara corsi in lingua e i visiting professor».
Gli investimenti. Su quali interventi avete puntato? «Grazie ad un finanziamento vinto quattro anni fa abbiamo creato una struttura a Palazzo Trotti Mosti destinata a dottorandi e assegnisti di ricerca. Sono state aumentate in questo modo le opportunità di interazione per chi sta approfondendo e affinando la sua preparazione. Abbiamo inoltre lavorato sulla possibilità di seguire le lezioni da remoto. Voglio però sottolineare che non intendiamo favorire più di tanto la didattica ibrida, perché le lezioni in presenza offrono più possibilità di interazione e di socializzazione e riteniamo questi aspetti importanti. Per chi non potrà frequentare in presenza saranno attivati tutorati mirati o percorsi dedicati, ad hoc».
Quali sono le soluzioni innovative per la didattica alle quali state pensando? «I laboratori Atti e Pareri per chi vuole approfondire gli aspetti penali e del processo, per avvocati; le Cliniche legali di base, cioè contatti con un professionista esperto per poter seguire da vicino casi reali (abbiamo aperto ad esempio lo Sportello per i rifugiati ucraini, grazie all'impegno di due docenti, Alessandra Annoni e Orsetta Giolo, in collaborazione con prefettura e questura); le Cliniche legali avanzate, sull'attività delle Corti internazionali. I nostri studenti si sono recentemente distinti ottenendo importanti riconoscimenti all'estero. In questo ambito si può approfondire un aspetto decisamente attuale, come il diritto internazionale legato ai conflitti»