LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PASSA DAL DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
Ferrara, 13 settembre 2021 - Alcuni tra i principali protagonisti del confronto parlamentare sul futuro dei processi in Italia, appartenenti a ogni orientamento politico, hanno animato lunedì 13 settembre 2021 il Forum Giustizia presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Ferrara.
La riforma del processo penale e dell’ordinamento giudiziario è un punto cruciale e controverso nell’agenda degli ultimi governi. In attesa degli ultimi e imminenti passaggi in Parlamento per la sua approvazione, la discussione si è spostata per un giorno nella sede dell’Università degli Studi di Ferrara di Corso Ercole I° d’Este.
A illustrare le intenzioni del Governo è stato il sottosegretario alla Giustizia, on. Francesco Paolo Sisto, che ha rivendicato innanzitutto il fatto che sia stata collegata all’ottenimento dei finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, aggiungendo: “Potrà non essere una riforma perfetta, ma è perfettibile ed è un work in progress. Siamo riusciti a concluderla in tempi record e non intervendo a pezzetti, ma con una visione e un’impostazione complessiva, basata sui pilastri della funzione rieducativa della pena, del principio di personalità della responsabilità penale, del giusto processo e della giusta durata”.
Molto duro, invece, l’intervento del sen. Alberto Balboni, vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, che in rappresentanza dell’opposizione, che contro la proposta di riforma ha depositato oltre 1700 emendamenti, ha criticato la ridotta percentuale di finanziamenti del PNRR riservati alla giustizia e ha soprattutto introdotto la questione dei rischi di incostituzionalità, in particolare perché la riforma metterebbe in discussione l’obbligatorietà dell’azione penale. Ma l’attacco dell’on. Balboni è stato rivolto a ogni aspetto della riforma: “La funzione deterrente della pena viene messa definitivamente in soffitta, lasciando spazio all’impunità assicurata ed è quindi quasi un incentivo a delinquere”. Aggiungendo anche il proprio timore per il “rischio di turismo criminale, collegato al fatto che in certe zone d’Italia potrebbero essere più perseguiti alcuni reati rispetto ad altri e non vorrei che le organizzazioni criminali ne approfittassero”.
L’on. Vittorio Ferraresi (M5S), membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ha difeso sia gli investimenti, che hanno già riguardato decine di migliaia di nuovi assunti, che l’introduzione di nuove figure chiave: “Le piante organiche flessibili della magistratura, non saranno più assegnate stabilmente a una zona, ma saranno disposizione per intervenire dove ci siano gli arretrati più importanti e i blocchi, come per esempio le corti d’appello di Venezia e Napoli, ma in generale ovunque si verifichino i blocchi che paralizzano i processi”.
Sempre membra della Commissione Giustizia della Camera anche l’on. Maura Tomasi, della Lega Nord, che si è detta “entusiasta per questa legge delega per quanto riguarda gli effetti sulla lunghezza del processo”. Sottolineando l’importanza del fissare termini per l’appello e per la cassazione, pur mantenendo qualche dubbio sull’improcedibilità.
Per spiegare l’utilità dell’attuale riforma, l’on. Walter Verini, membro della Commissione Giustizia della Camera per il Partito Democratico, è partito invece da un’autocritica “per i tentativi di strumentalizzazione della giustizia compiuti in passato dalla sinistra. La giustizia è stata usata come terreno di scontro politico, tra populismo giudiziario da un lato e garantismo finto dall’altro, impedendo a lungo quelle necessarie riforme che stiamo ora facendo e per la prima volta con le risorse economiche necessarie a portarla a compimento”.
L’ultimo membro della Commissioni Affari costituzionali della Camera, on. Catello Vitiello avrebbe, invece, preferito che la riforma si fosse spinta più in là: “Sono parte della maggioranza e abbiamo votato questa proposta, ma è frutto di una mediazione e come tale non piace a nessuno. Sarebbe invece necessario andare oltre, con una vera riforma strutturale”.
I lavori sono stati coordinati dal prof. Daniele Negri, ordinario di Diritto processuale penale e direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, che è anche intervenuto in prima persona sui contenuti della proposta di riforma, approfondendo gli aspetti relativi alla durata del processo, alle proposte di separazione delle carriere tra giudici e magistrati, all’atteggiamento timido del governo rispetto all’incentivo delle forme alternative al processo e in particolare con un “invito a modificare la cosiddetta prescrizione processuale”.
L’evento ha rappresentato una rara occasione per portare questa cruciale discussione al di fuori delle aule parlamentari, offrendo anche la possibilità di un confronto pubblico con giuristi, professionisti e altri esperti del settore. Non è un caso che a ospitarla sia dunque stato il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Ferrara, tra i più prestigiosi e antichi d’Italia e riconosciuto ufficialmente dal Ministero dell’Università come “Dipartimento di Eccellenza”, per la qualità della ricerca e l’innovazione nella didattica.
Per maggiori informazioni: fabio.nicolicchia@unife.it